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sabato 24 marzo 2018

Ora Legale e Jet-Lag , Come Superarlo



PICCOLI DISTURBI LEGATI AL CAMBIO DELL'ORA
Insonnia, senso di spossatezza, irritabilità e difficoltà di concentrazione: sono alcuni dei piccoli disturbi che si possono accusare in occasione dell'entrata in vigore dell'ora legale. Sabato 24 marzo alle 2 di notte dovremo ricordarci di portare le lancette degli orologi in avanti di un'ora. Un accorgimento che ci consentirà di sfruttare al massimo la luce solare e risparmiare sul consumo di elettricità. Ma il cambio di ora può portare con sé alcuni inconvenienti. Ecco alcuni consigli per minimizzare il jet-lag (alterazione dell'equilibrio sonno-veglia) da ora legale.


 RISVEGLIO MUSCOLARE
Dopo colazione, concedetevi un quarto d'ora per risvegliare i vostri muscoli. Una sessione di allenamento al mattino presto è un toccasana e riduce gli effetti del cambio di orario.



 STARE ALL'ARIA APERTA
E' consigliabile "sfruttare" il più possibile le ore all'aria aperta. Al pomeriggio scegliere un'attività aerobica dolce, una camminata al parco, una corsetta di venti minuti per sincronizzare il proprio orologio interno e fare il pieno di ossigeno.



 OCCHIO AL CIBO
Dimenticate per qualche giorno i cibi spazzatura:
piatti piccanti e conditi, alcool, caffè, bevande eccitanti.
Meglio scegliere una dieta mediterranea favorendo cereali integrali, frutta, verdura e pesce.



 SAUNA E MASSAGGI
Al calare del sole, sarebbe consigliato concedere qualche coccola in più al proprio corpo:
una sauna o un massaggio per scacciare l'ansia e le tensioni.


 CENA LEGGERA
Lasciate passare qualche ora fra la cena e il momento di andare a letto. Affinché il vostro sonno non sia disturbato, l'ultimo pasto della giornata deve essere leggero ed è assolutamente da evitare lo spuntino di mezzanotte.



A LETTO PRESTO
Prestare attenzione agli orari del sonno:
bisogna dormire presto e per ritrovare il ritmo ci si può affidare ad una tisana che faciliti l'addormentamento, come quelle a base di estratto di biancospino e verbena.



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COSA TI PORTA IL 2018 ?



lunedì 19 marzo 2018

Primavera 2018 dal 20 Marzo al 20 Giugno




Equinozio di Primavera 2018: ecco perché quest’anno è il 20 Marzo e non il 21
Equinozio di Primavera 2018: l'inizio della primavera astronomica avviene il 20 Marzo e non il 21, ecco perché.

Nel 2018 l’Equinozio di Primavera, l’inizio della primavera astronomica, 
avviene il 20 Marzo alle 16:15 UTC.
Comunemente si dice che le stagioni cominciano sempre il giorno 21 di marzo, giugno, settembre e dicembre, ma in realtà le date esatte di equinozi e solstizi dipendono dalla rivoluzione della Terra: fino al 2102 l’equinozio di primavera non sarà il 21 marzo, ma il 20 o il 19.

Nel momento dell’equinozio, “il Sole nel suo moto apparente nel cielo, da Sud verso Nord lungo lo Zodiaco, viene a trovarsi all’incrocio tra equatore celeste ed eclittica, che è la proiezione nel cielo dell’orbita terrestre,” ha spiegato l’astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope.

La data non è sempre uguale ma varia tra il 19 e il 21 marzo a causa del calendario: “L’introduzione di un giorno ogni 4 anni nell’anno bisestile può far oscillare questa data anche di molte ore,” dichiara Paolo Volpini, dell’Unione astrofili italiani. “Per tutto il secolo l’equinozio di primavera si verificherà il giorno 19 e 20 marzo e perché accada di nuovo il 21 marzo bisognerà attendere il 2102“.

“Proviamo a seguire il percorso apparente che il Sole compie nel cielo, lo vediamo sorgere a est, poi culminare quindi tramontare a ovest. Questo percorso apparente, che lo vede passare da un segno zodiacale all’altro, si chiama eclittica e incrocia l’equatore celeste in 2 punti: l’equinozio di primavera e l’equinozio d’autunno. Il Sole viaggia da sotto a sopra l’equatore e, nel nostro emisfero, aumentano le ore di luce e quindi il calore mentre nell’emisfero australe avviene il contrario,” spiega l’astrofisica dell’Inaf Daria Guidetti. “La Terra, a causa del moto di precessione, per compiere un’orbita completa intorno al Sole ci mette 365 giorni più 6 ore. Gli anni bisestili cercano di correggere questo sfasamento, facendo in modo che l’equinozio di primavera
 si verifichi sempre tra il 19 e il 21 marzo“.

Analogamente ai solstizi, gli equinozi sono considerati convenzionalmente il momento di avvicendamento delle stagioni astronomiche sulla Terra. Il nostro pianeta ruota sul suo asse polare una volta ogni 24 ore, determinando in questo modo la consueta alternanza tra giorno e notte; ma la Terra ruota anche lungo la sua orbita intorno al Sole una volta ogni 365,25 giorni, determinando così il ciclo annuale delle stagioni. Quando questi due movimenti si intersecano, ecco i due equinozi: quello di primavera tra 20 e 21 marzo, e quello di autunno tra 20 e 21 settembre. Due volte l’anno, quindi, la nostra Stella attraversa l’equatore celeste, passando dall’emisfero nord a quello sud o viceversa. In entrambi gli equinozi (boreale e australe), il Sole passa a sud del tropico del Cancro e a nord di quello del Capricorno; allo Zenit equatoriale il Sole si trova declinato di 66°33′ su entrambi i tropici e di 23° 27′ su entrambi i circoli polari.



EQUINOZIO PRIMAVERA 
Come noto, la Terra gira su se stessa ed intorno al Sole lungo un’orbita particolare che si sviluppa sul piano dell’eclittica. Se l’asse di rotazione fosse perpendicolare a questo, il giorno e la notte avrebbero sempre la stessa durata in ogni zona del pianeta (ai poli ci sarebbe sempre luce).
L’asse di rotazione della Terra, però, è inclinato rispetto all’orbita di circa 67°, con tutto ciò che ne consegue. La parola “equinozio” deriva dal latino “equi” e “nox”, da intendersi come “notte uguale al dì”, definizione puramente teorica in quanto gli effetti della rifrazione atmosferica, il semidiametro del Sole e la parallasse solare fanno sì che negli equinozi la lunghezza del giorno ecceda quella della notte. L’equinozio in realtà dura un istante, e non può coincidere con un’intera giornata. Nei momenti degli equinozi, il giorno è sempre un po’ più lungo rispetto alla notte.

Gli equinozi di marzo e settembre sono quindi i due giorni dell’anno nei quali ha inizio la primavera e l’autunno. Si chiama equinozio di primavera o Punto Gamma o nodo ascendente o Punto d’Ariete, il punto d’intersezione tra eclittica ed equatore celeste in cui il Sole passa dall’emisfero australe a quello boreale (cioè il Sole appare salire a nord dell’equatore celeste). Invece, è detto equinozio d’autunno o punto Omega o nodo discendente o primo punto della Libra, il punto di intersezione tra eclittica ed equatore celeste in cui il Sole passa dall’emisfero boreale a quello australe (cioè il Sole appare scendere a sud dell’equatore celeste).




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Previsioni per il 2018






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mercoledì 7 marzo 2018

Punto Interrogativo



Punto Interrogativo

Il punto interrogativo, o punto di domanda, è un comune segno tipografico di punteggiatura; esso è graficamente formato da un ricciolo con avvolgimento antiorario soprastante verticalmente un punto: ?. Nella lettura esso corrisponde a un'intonazione ascendente, di domanda o richiesta.
In greco antico, la funzione di contrassegnare una domanda, espressa oggi col punto interrogativo, era demandata a un punto e virgola ";" (???t?µat???). Nel corso dei secoli tale convenzione decadde, e per tutta l'età antica non si usarono segni particolari per esprimere l'intonazione interrogativa. Il punto interrogativo vero e proprio nacque nel Medioevo, all'epoca dei monaci copisti: essi infatti solevano, per indicare le domande, scrivere alla fine delle frasi la sigla qo, che stava per quaestio (dal latino, domanda). Per evitare di confondere questa sigla con altre, in seguito cominciarono a scrivere le due lettere che la componevano, l'una sull'altra e a stilizzarle, mutando la Q in un ricciolo e la O in un punto, dando così vita al punto interrogativo.






Tipica «marca dell’intonazione», cui è idealmente associato il caratteristico modello di tono discendente-ascendente (? intonazione), anche il punto interrogativo, come il ? punto esclamativo, andrebbe più propriamente definito un «indicatore di atto linguistico», benché non univoco, «dal momento che una domanda può valere come un invito, un consiglio, un comando, ecc.» o perfino un’esclamazione (per es., può indicarmi la strada?, vuoi stare zitto?, davvero non lo sapevi?), e quindi avere, anche dal punto di vista prosodico-intonazionale, diverse realizzazioni.

Alla metà dell’VIII secolo, la pratica di copiatura dei testi liturgici, nei quali «la punteggiatura era importante anche per la corretta intonazione del canto» , diede impulso a un nuovo sistema di simboli (o positurae), che tra le altre cose si arricchì del punctus interrogativus, il cui uso, iniziato alla corte di Carlomagno allo scopo di indicare il termine di una sententia contenente una domanda, «si diffuse nei secoli successivi anche al di fuori dei testi religiosi»

Nel Cinquecento, Coluccio Salutati e poi Jacopo Vittori da Spello individuano come peculiarità dell’interrogativo il «dimandare con desiderio di risposta» , cogliendo un aspetto fondamentale del valore del segno dell’interrogazione: il suo essere rivolto all’altro, a un interlocutore di cui, reale o fittizio che sia, la domanda non può fare a meno.

Fin da Lionardo Salviati (Degli avvertimenti della lingua sopra ’l Decamerone, vol. I, 1584), inoltre, è stata riconosciuta all’interrogativo la funzione di segnalare una pausa che dal punto di vista della forza sintattica equivale a quella indicata dal punto fermo, ma che differisce per la ? modalità (ad un tempo logico-sintattica e intonativa) che imprime all’enunciato (interrogativa anziché assertiva).

L’interrogativo «fu raffigurato dapprima con un punto a cui sovrasta una linea ondulata o spezzata» , per poi arrivare ad assumere la forma grafica per noi abituale, già nelle trattazioni dei grammatici della seconda metà del Cinquecento, da Lodovico Dolce (I quattro libri delle Osservationi, 1550) al citato Vittori da Spello. Tuttavia, lo scambio dell’interrogativo con l’esclamativo, di cui alcuni studiosi  trovano tracce già in Petrarca, è un fenomeno destinato a durare fino al Seicento.

Un’altra differenza rispetto all’uso moderno consiste nell’uso del punto interrogativo per segnalare anche le interrogative indirette, di cui si trovano esempi dal Decameron di Boccaccio , a scritture epistolari colte del primo Ottocento .

L'interrogazione è un tipo di atto linguistico teso a richiedere all'interlocutore un'informazione o un'azione. Può essere effettuato attraverso mezzi morfologici (utilizzo di particelle dedicate), sintattici (inversione dell'ordine) o prosodici (intonazione ascendente)

Morfologia (linguistica)

La morfologia (dal greco, morphé "forma" e lògos "studio") è la parte della grammatica o della linguistica che ha per oggetto lo studio della struttura grammaticale delle parole e che ne stabilisce la classificazione e l'appartenenza a determinate categorie come il nome, il pronome, il verbo, l'aggettivo e le forme della flessione, come la coniugazione per i verbi e la declinazione per i nomi distinguendosi dalla fonologia, dalla sintassi e dal lessico. Inoltre indaga i meccanismi secondo i quali le unità portatrici di significati semplici si organizzano in significati più complessi: le parole.

Nella grammatica tradizionale, la morfologia studia la forma delle parole, come la flessione e la derivazione. Nella linguistica moderna essa studia la struttura della parola e descrive le varie forme che le parole assumono a seconda delle categorie di numero, di genere, di modo, di tempo, di persona.

Un nuovo approccio alla morfologia deriva da una corrente del generativismo di matrice chomskiana, chiamata Morfologia distribuita. Questo approccio teorico dimostra che la creazione delle parole non risieda nella componente lessicale della lingua, ma invece segua le stesse regole sintattiche che sono alla base della formazione delle frasi.

Sintassi

La parola sintassi (o sintattica) deriva dal termine greco "suntaxis" che significa "ordinamento" ed è la branca della linguistica che studia i diversi modi in cui le parole si uniscono tra loro per formare una proposizione e i vari modi in cui le proposizioni si collegano per formare un periodo. Nella tradizione scolastica, la sintassi è distinta dalla grammatica (che comprende fonologia e morfologia).

Prosodia

La prosodia (dal latino prosodia(m), che deriva a sua volta dal greco prosodia, composto di pros-, "verso" e odè, "canto") è la parte della linguistica che studia l'intonazione, il ritmo, la durata (isocronia) e l'accento del linguaggio parlato.

Le caratteristiche prosodiche di un'unità di linguaggio parlato (sia essa una sillaba, una parola, o una frase) sono detti tratti soprasegmentali, perché simultanee ai segmenti in cui può essere divisa quell'unità. Le si può infatti rappresentare idealmente come 'sovrapposte' ad essi. Alcuni di questi tratti sono, ad esempio, la lunghezza della sillaba, il tono, l'accento.

Le unità prosodiche non corrispondono a unità grammaticali, anche se possono dirci qualcosa su come il nostro cervello analizza il parlato. I sintagmi e i periodi sono concetti grammaticali, ma possono avere equivalenti prosodici (unità prosodiche o intonazionali), a più livelli gerarchici.

Queste unità sono caratterizzate da diversi segni fonetici, come una...




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Gelosia e Zodiaco



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Anche se la gelosia è un sentimento umano, può essere più o meno presente in base al segno zodiacale. Scopri quanto sei geloso in base al tuo segno astrologico.




l’ariete è molto geloso. Forse non è così tanto geloso da stressare il partner ogni volta, ma è molto impulsivo. Questa impulsività può essere dettata dalla gelosia.





Più che geloso, il toro è possessivo. Questa cosa è evidente sia nella vita amorosa che negli altri settori della vita. Infatti, quando fanno parte di una relazione amorosa, 
mettono tutte le loro speranze in essa.




i gemelli sono indipendenti, celebrali e preferiscono stare lontani dai conflitti. Se loro non sono gelosi, vogliono che i loro partner siano come loro. Però non significa che loro siano indifferenti.




la gelosia del cancro è causata da una mancanza di credenza in sé stessi. Il Cancro non è geloso solo che ha bisogno di sentirsi al sicuro, ha bisogno di attenzioni ed amore per sentirsi bene.




il leone non è geloso, è possessivo. Passionale, al leone piace dominare, ha bisogno di sentirsi fiero nelle braccia della persona amata. Nel caso del leone la gelosia è un gioco simpatico.





la vergine si mostra gelosa solo quando tutto è evidente. La vergine analizza tutte le possibilità e pensa due volte prima di fare qualcosa.




la bilancia è più tollerante che gelosa. La tolleranza è la principale qualità della bilancia, detto ciò non possiamo affermare che la bilancia è una persona gelosa.




anche se ha la tendenza di essere geloso, non dobbiamo dimenticare che lo scorpione è esclusivo. Ha bisogno di sentirsi al sicuro ma anche di dominare. Quando perde il controllo della situazione può diventare eccessivo.




il sagittario è geloso solo in alcuni momenti. Ama la propria libertà ma crede anche nella persona che ama. La gelosia si manifesta quando non si sente più bene in quella relazione, non ha carattere.



la gelosia è di solito una causa del poco credere i sé stessi ( o anche negli altri). Il capricorno è molto capace nel tenere per sé i propri sentimenti e raramente gli mostra.



possiamo considerare una persona libera come un uccello nel cielo gelosa? Saremmo tentati a dire di no ma l’acquario ha la tendenza di perdere la fiducia nell’amore.



il pesce è geloso solo nei momenti in cui non si sente a suo agio. Le scenate di gelosia appaiono solo quando sente la relazione in pericolo.

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